Carl Schmitt e la «Wissenschaft des römischen rechts». Saggii su un cantore della scienza giuridica europea

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http://hdl.handle.net/2183/2525Collections
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Carl Schmitt e la «Wissenschaft des römischen rechts». Saggii su un cantore della scienza giuridica europeaAuthor(s)
Date
2007Citation
Anuario da Facultade de Dereito da Universidade de A Coruña, 2007, 11: 299-323 ISSN: 1138-039X
Abstract
[Riassunto] Die Lage der europäischen Rechtswissenschaft s’intitola una delle conferenze
che Carl Schmitt, acclamato Kronjurist del Terzo Reich almeno sino al 1936, tiene in
varie città del vecchio continente fra il 1941 e il 1944. Pubblicata in ungherese nel
1944 e in tedesco solo nel 1950, essa, considerata come una delle più alte apologie
della tradizione giuridica, costituisce un documento di straordinaria rilevanza per chi
voglia accostarsi alla problematica figura dello studioso tedesco e in particolare al suo
complesso e travagliato pensiero nel campo del diritto, rivelandosi nel contempo di
sorprendente attualità. Protagonista ne è la scienza giuridica europea. Quella scienza
che per secoli è stata capace di elaborare da sé il diritto, riuscendo a riportare nel suo
alveo pure le statuizioni normative a carattere autoritativo provenienti dal suo esterno:
e quindi, anzitutto, la scienza dei giureconsulti romani, trasmessa da Giustiniano;
e poi anche la scienza dei giureconsulti che si sono avvicendati dall’età dei glossatori
a Savigny, in misura variabile dipendente dalla prima. Grazie agli uni e agli altri,
invero, a essere vigente in Europa è stato essenzialmente un diritto, qual è quello
romano latamente inteso, individuato da un ceto di esperti secondo metodiche razionali,
ma non prodotto, più o meno artificialmente, da questo: piuttosto, secondo un’acuta
interpretazione della riflessione di Schmitt, da questo «pensato e con-saputo».
Un diritto, per giunta, che, per il suo stesso modo di formarsi e affiorare, non porta
con sé obiettivi predeterminati, tranne quello di essere ciò che è. Diversamente dal
diritto visto in chiave positivistica, quale risultato di un’incessante attività legislativa
di monopolio statale volta a scopi specifici, che, a iniziare dal XIX secolo, tende ad
azzerare quello delineato dalla scienza giuridica. Consapevole che un ritorno a
Savigny e alla centralità delle fonti giuridiche dell’antichità non sarebbe comunque
possibile, perché «una verità storica è vera solo ‘una’ volta», ciò che Schmitt caldeggia
invece con forza è una profonda rimeditazione sul ruolo che ancora la scienza del
diritto è chiamata a esercitare: che è quello di tutelare l’unità e la coerenza del diritto
stesso, di cui rappresenta «l’ultimo asilo», costantemente vulnerate dall’eccesso di
produzione normativa. [Abstract] Between the years 1941 and 1944 Carl Schmitt, celebrated Kronjurist in the
Third Reich at least till 1936, lectured on Die Lage der europäischen
Rechtswissenschaft in several cities of the Old Continent. Such a seminar, issued in
Hungarian in 1944 and in German just in 1950, is considered one of the strongest apologies
of the legal tradition and, besides being astonishingly of great interest, it represents
a very important document for whoever’s interested in approaching the problematic
figure of this scholar and above all, his complicated and troubled thought concerning
law. The leading character of this work is the European legal science: this one
was able for ages both to elaborate, on its own, the rules of law and to lead outer legal
orders coming from an authority back to its core: and so did it, above all, as regards both
Roman legal science (handed down by Justinian) and that legal science which, placed
in dependence of the first one, beginning from Glossators’ age, reached Savigny’s.
Thanks to both of them, indeed, Europe was ruled, essentially, by a law developed by a
class made up of experts, on the ground of rational methods, and not by a law created,
more or less artificially, by such a class. But, in a smart interpretation of Carl Schmitt’s
thought, law was «pensato e con-saputo» by those experts. Moreover, this law, given
both its origins and its surfacing, pursues no aim, but to be what it is. And so it did differently
from law which, deemed in a positivistic way (i.e. as an effect of a no-ending
state-legislation turned to specific aims), has been inclined, since XIX century, to delete
law regarded as result of legal science. Schmitt is aware that it is not possible to come
back to Savigny and to the central role of ancient legal sources, since «the historical
truth is true just once» and, consequently, he supports very warmly a new reflection
about the main role the legal science is supposed to play: i.e. to protect unity and coherence
of law, such as last shelter, qualities, these ones, hurt in a constant way by excessive
legislation.
Keywords
C. Schmitt
Scienza giuridica europea
Scienza del diritto romano
F.C. von Savigny
Positivismo
European legal science
Roman legal science
Positivism
Scienza giuridica europea
Scienza del diritto romano
F.C. von Savigny
Positivismo
European legal science
Roman legal science
Positivism
ISSN
1138-039X